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In sintesi vediamo in pratica come orientarci:
FORZA DEL MARE Forza 1 – 2 piccole increspature solo in corrispondenza di rilievi del fondo
Forza 3 piccole onde con presenza di poca risacca
Forza 4 iniziano a formarsi onde tendenti a rovesciarsi in corrispondenza di bassofondo
Forza 5 – 6 Onde formate; presenza di correnti sostenute ; nella fase iniziale della mareggiata prevalenza della primaria con piombi spesso scalzati; la situazione diventa ottimale quando la corrente secondaria riesce ad equilibrare la primaria
Forza 7 Siamo ai limiti della pescabilita; le onde sono in rapida successione; se contiamo piu di 18 onde al minuto sara opportuno cercare una spiaggia un po’ piu riparata.
Se questa scala trova maggiori riferimenti per la pesca dalla costa e parimenti utilizzabile anche per la pesca dalla barca. Se infatti a terra avremo la formazione di onde quando l’altezza della cresta sara di poco superiore al fondale sottostante, al largo avremo ugualmente situazione di mare mosso e se c’e vento teso anche di onde superficiali.
Capitolo 3- GLI ACCESSORI DI BASE
Per tutte le tecniche di pesca in mare alcuni accessori sono comuni anche diversificandosi nelle dimensioni e nelle forme.
LE LENZE
Il primo accessorio comune a qualsiasi tecnica e la lenza.
Essa puo essere in monofilo, in multifibra, in dacron oppure metallica.
La lenza piu usata e il monofilo in nylon utilizzato sia per imbobinare mulinelli che per la costruzione di travi e finali.
Un monofilo da mulinello deve possedere la caratteristica di grande morbidezza, in gergo tecnico assenza di memoria, in modo che la sua uscita non sia connotata da fastidiose piegature da parrucche che compromettono una buona distesa del filo.
I monofili da finale devono essere connotati invece da una buona rigidita ed una discreta elasticita, non troppo elevata ma un poco serve. Ormai siamo pero alla sostituzione dei classici monofili in nylon con gli ottimi fluorocarbonati che assicurano una invisibilita maggiore con il vantaggio di poter utilizzare lenze un po’ piu grosse e quando serve una maggiore resistenza all’attacco dei granchi. (dia 4) I diametri dei monofili si esprimono in centesimi di millimetri ed i due estremi li troviamo tra lo 0,06 utilizzato in casi estremi nella pesca con bolognese a diametri del 1,20 per i terminali da tonno.
Altra caratteristica delle lenza e il carico di rottura espresso in chilogrammi ma anche in libbre specie per le lenze da traina.
Alcuni monofili riportano sulle etichette i carichi di rottura lineari e quelli al nodo.
I monofili da qualche tempo tendono a riportare tra le caratteristiche i diametri reali ma c’e ancora qualche azienda che spera di suscitare meraviglia riportando diametri inferiori ai reali e carichi da record per cui magari leggeremo che un filo da 0.20 ha un carico di rottura di 5,8 chili, alla misurazione al micrometro quel 20 si rivelera magari un 23 e quei quasi 6 chili saranno tutti da testare.
Per i multifibra siamo nel campo di lenze spesso risultanti dall’intreccio di decine o centinaia di microscopiche filamenti; alcuni hanno sezione piu o meno circolari, altri piu appiattite; qui la questione dei diametri e abbastanza opinabile in quanto, non trattandosi di corpi rigidi anche la piu attenta misurazione con uno strumento tradizionale porta ad uno schiacciamento. Alcuni di questi prodotti presentano una corteccia trattata e risultano un po’ piu rigidi e maggiormente scorrevoli all’interno dei passanti di una canna.
L’uso piu adeguato e individuato nel caricamento dei mulinelli da bolentino medio e profondo, inoltre nel surf casting vengono utilizzati spezzoni di 8 – 10 metri per confezionare i parastrappi ed, in alcune particolari situazioni, anche per confezionare terminali (solo i tipi piu rigidi ed in situazioni estreme). Per le lenze metalliche giusto un accenno al monel utilizzato sui mulinelli rotanti da traina (ne parleremo piu approfonditamente trattando tale tecnica), ai cavetti ricoperti e termosaldanti utilizzati per confezionare terminali a tenuta di morso sia per pesci tipo barracuda, serra, gronghi, quindi anche nella pesca da terra.
Stesso rimando alla tecnica dedicata per le lenze in dacron utili sempre all’imbobinamento di mulinelli.
GLI AMI
Se per le lenze si e passati dai bachi da seta essiccati e stirati, ai crine di cavallo fino al nylon, per gli ami possiamo ricordare una piu lunga storia che passa da quelli confezionati in selce, poi in osso nella preistoria fino al arrivare, sempre con le stesse funzioni agli ami che attualmente utilizziamo.
L’amo si compone essenzialmente di una punta, di una curva, di un gambo e di una paletta o di un occhiello ma in alcuni casi troveremo, per la trattenuta della lenza a cui e legato, solo delle leggere zigrinature sulla parte finale del gambo.