Гверрацци Франческо Доменико
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“Non si pu`o. Il commissario ha comandato che per cosa al mondo non si turbasse prima dell’Ave maria del giorno”.
“Andate tuttavia; e se dorme, svegliatelo”.
“Ferruccio non dorme: guardate quella grand’ombra sopra l’opposta muraglia, `i il signor commissario Ferruccio che passeggia su nella sala del primo piano”.
“Dunque avvisatelo”.
“Non si pu`o; l’ordine non lo concede”.
“Almeno portategli o fategli portare questo piego”.
“Non si pu`o; l’ordine non lo concede”.
“Il diavolo riposi le tua ossa”, mormora tra i denti Ludovico, e subito dopo riprese:
“Ebbene, tostoch`i giunge l’Ave maria recategli questi fogli: se mi vorr`a, ditegli che sono al quartiere; se mal ne avviene, il mio debito `i compito.”
E quinci si partiva sdegnoso; ma appena fu in lui un poco queto quel primo impeto d’ira, ripensando come il Ferruccio, avendo tolto l’arduo incarico di ripristinare l’onore della milizia italiana, doveva mostrarsi zelantissimo della disciplina, e il danno poco ed incerto che poteva derivare dal soverchio rigore non era da paragonarsi a gran pezza al danno immenso e sicuro che sarebbe nato dalla troppa rilassatezza, – concluse, siccome gli avveniva il pi`u delle volte, di dar torto a s'e, ragione al Ferruccio.
Si ridusse ai quartieri – apre la porta rimasta socchiusa, penetra nella stanza e vede Annalena e il padre di lei seduti davanti al focolare e cos`i sprofondati nelle proprie meditazioni che non si accorsero della sua presenza, presa pertanto una scranna, lui si pose dall’altro lato del focolare di faccia a Lena.
Lucantonio all’improvviso, senza muovere ad atto alcuno le membra, senza quasi agitare le labbra, come se la voce partisse da precordii di pietra, in suono roco parl`o:
“Annalena…, voi cesserete d’ora in poi di chiamarmi padre… Perch'e… Perch'e voi non siete mia… figlia…”
Pass`o forse mezza ora di tempo, a capo della quale Lucantonio, ma questa volta con voce tremula, che l’umanit`a tornava a soperchiare sul cuore del vecchio, riprende:
“E mi era cos`i dolce sentirmi chiamar padre…! e da te, Lena! ed ora mi chiamerai Lucantonio senz’altro, Perch'e non mi sei figlia”.
La passione gitt`o gli argini; scoppi`o da’ suoi occhi irrefrenato il pianto; strinse con impeto convulso tra le sue braccia Annalena, ed Annalena lui: pareva ambedue s’ingegnassero mantenere a forza di amore quanto avesse potuto perdere per natura il vincolo che da tanti anni gli univa.
“Ahim'e!” – riprese il vecchio ponendo una mano sopra la fronte alla fanciulla, “questo tuo capo innocente non seppe immaginare il male neppure all’insetto che ti pungeva, ed ora dovr`a contenere il germe dell’odio ch’io vi semino dentro… Dio voglia che rimanga senza frutto! D’ora in poi, quando camminerai tra i campi nel bel mese di maggio, i fiori non avranno pi`u profumi per te, non pi`u canto gli uccelli, non pi`u sorriso la natura: occuper`a l’anima intera una tremenda contemplazione di misfatti; i tuoi sogni verginali cesseranno, atroci fantasmi ti sveglieranno nella notte, e tu stenderai paurosa la mano sul guanciale, Perch'e nel sogno ti sar`a apparso temperato di sangue: ascoltami, io ti racconto una storia funesta; tu la crederai appena, tanto ella `e truce; io la vidi con questi occhi, con questo cuore io la sentii, e forse non ti rendo con le parole la millesima parte del vero. E Lucantonio riprese: Quel uomo che avete veduto, or non `e guari, cadavere miserabile sotto le zampe del mio, era Naldo Monaldeschi, traditore e omicida dei tuoi genitori e della mia famiglia, Annalena. Tu nasci dei Tosinghi e sei di Prato; io nacqui in Casa di tuo padre; a lui per fortuna sarei stato famiglio, ma l’amore ammendando i torti della fortuna ci volle fratelli, imperciocch'e mor`i nascendo lui la madre sua, noi bevemmo la vita dal medesimo seno, e le nostre braccia s’intrecciarono da pargoli sopra un medesimo collo”.
Vico, Annalena e Lucantonio si strinsero in un solo abbracciamento e proruppero in grido doloroso. Annalena giunse le mani e alzandole al cielo diceva:
“O Signore, io sperava tu mi avessi conceduto la vista della mia genitrice”.
…I giovani stavano per consolare Lucantonio, quando furono trattenuti da un secondo colpo pi`u fortemente bussato.
Capitolo Ventesimoquinto
Volterra
Era Francesco Ferruccio. Lui s’inoltr`o con passi gravi, e in sembiante severo; ma quando vide la fanciulla atteggiata di dolore, quasi statuetta che un bel pensiero di artista abbia posto sul sepolcro di un primogenito o di sposa nuovamente divelta dalle braccia – forse dal cuore – dell’amato consorte quando dal volto di Vico e di Lucantonio conobbe l’angoscia esser passata col`a, di severo divenne mesto ed appoggi`o il gomito destro sul pomo dello spadone, sopra la mano la faccia. E dopo alcun tratto di tempo incominci`o:
“Ludovico, io sono venuto a dirvi addio. Prima che nasca il sole, mi `i forza partire in servizio della Repubblica per impresa piena di pericolo e di gloria. I giorni dell’uomo sono uguali ai passi del viandante, – i giorni del soldato trovano appena paragone nei passi del cavallo che fugge”.
Ludovico alz`o gli occhi attonito e rispose:
“Perch'e rimango io?”
“Per ordine dei signori Dieci consegner`o” la terra al nuovo commissario Andrea Giugni…”
Costui conobbi sempre studioso della licenza, la quale, finch'e non trovi luogo a dimostrarsi nel suo brutto sembiante intera, assai sovente si scambia con la libert`a, uomo di corrucci e di sangue, non di quell’animo fermo che i gravi casi della patria domandano, di costumi corrotto e superbo, ogni bene riposto nei grossolani diletti della vita. La impresa a cui mi prepongono i Dieci giover`a assai alla salute di Firenze, Perch'e, vincendola, come, da Dio sovvenuto, confido, ridurr`a alla sua devozione una citt`a ribelle, e il suo credito scaduto verr`a a rinverdire; in ogni caso, scemer`a forza all’esercito, Perch'e Orange mander`a gente a tentare di ricuperarla. Per`o il danno non compenserebbe il vantaggio perdendo Empoli: finch'e conserviamo questa terra, non sar`a mai spacciata la patria; la campagna ci `e aperta fina a Pisa, comodissima ci sovviene la facilit`a di provvedere gli assediati; insomma il Palladio di Firenze si conserva qui dentro. Or dunque voi comprendete di quanta importanza mi sia lasciarvi persona sicura che vigili attentissima tutti i casi che possono accadere alla giornata e me ne ragguagli con diligenza”.
“Ma”, – riprese esitando Ludovico, – “la promessa che voi faceste al padre mio moribondo mi suona diversa; o non prometteste voi ch’io vi sarei morto al fianco per la patria combattendo?”
“Vico, io non muto mai; ma dite: voi da quel tempo in poi nulla vi sentite mutato? Allo amore di patria non si mescol`o per avventura un altro amore? Vostro malgrado, non si lev`o nel cuor vostro un istinto di conservazione per la vostra vita dacch'e un’altra vita vi preme molto pi`u della vostra? `E santo il vostro affetto, ed io lo approvo; pure sarebbe stato meglio che vi avesse acceso in altra stagione. Ma i fati reggono gli eventi; io poi non domando mai cose superiori alla umana natura; male, penso, si lascia il fianco della sposa per affaticarsi quotidianamente al raggio del sole in battaglia”.