Гверрацци Франческо Доменико
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Capitolo Decimottavo
Amore
Lui dormiva, e la vergine gli vegliava a canto, e considerando quella fronte pacata, la prese vaghezza di deporvi un bacio. Il bacio ebbe virt`u di svegliare Vico, che glielo rese tremante su i labbri. Gli angioli poterono vedere cotesto atto senza velarsi con l’ale la faccia, imperciocch`i loro si amino di pari amore nel cielo. La musa rivel`o al poeta la natura angelica: due anime le quali di amore continuo si sieno amate sopra la terra lass`u nel paradiso formano un angelo. Ed intrecciando le braccia i due giovani si recarono nel giardino.
“Di’, mi ami, Ludovico?”
“E non te lo dissi le mille volte? e non lo vedi? e nol sai?”
“Lo so, ma poich`i una esultanza ineffabile mi scende al cuore nel sentire dalle tue labbra che mi ami, cos`i godo ascoltare perpetuamente ripetuta questa vibrazione armoniosa; i’ fui come il fanciullo che mai non si stanca dal gridare un nome per intenderlo ripetuto dall’eco della caverna”.
“Ma il mio cuore non `e mica una spelonca vuota, il grido che ti rimanda non `e l’eco della tua voce, lui possiede voce propria e potente come la tua”.
“S`i, – n'e io voglio cederti in amore – n'e desidero che tu me.... i nostri cuori sono…”
“Due creazioni gemelle di un medesimo pensiero…”
“Un suono mandato da due corde compagne. Scambievolmente ci tengono luogo di tutto, di padre, di madre, dei parenti pi`u cari; all’uopo ancora potrebbero tenerci luogo di paradiso – e di patria”.
“Di paradiso forse… di patria no…”, disse una voce forte e profonda che spavent`o i due amanti; e al tempo stesso videro sorgere dalla terra uno spettro in atto minaccioso. Annalena si stringe ai fianchi di Ludovico e glieli abbraccia trepidamente esclamando:
“O Pieruccio, siete voi? O che fate accovacciato qui dentro al giardino?”
“Il tradimento c’inviluppa nelle sue spire, come il serpente dell’Apocalisse”.
“Tradimento! in nome di Dio, di quali traditori favellate, Pieruccio?”
“Dei traditori ch’io conosco, e qui verranno quando la campana dei Priori avr`a battuto mezza notte: io gli ho ascoltati, essi favellano del papa, del Malatesta e dei maggiori cittadini di Firenze; convenuti ormai nel tradimento, e’ pare che non si accordino sul prezzo e sul modo. La patria annega, gi`a sparisce, `e sparita, sola una mano tende fuori delle acque, il vortice la travolge, e tutto `e finito”.
“Per amore di Dio, favellate, Pieruccio! Non mi celate nulla: amo la patria anch’io, e per salvarla darei la vita”.
“Tu un giorno mi medicasti la testa; ora mi sani il cuore: io voglio abbracciarti; non mi sprezzare, non percotere, veh! Or dunque sappi avere Malatesta Baglioni imbandito una mensa e chiamato a convito i maggiorenti della terra; sai tu di che sono composte le vivande che pose loro davanti? Delle membra della nostra patria. Affrettati; col`a troverai un amico del tuo defunto genitore, Dante da Castiglione: quivi incontrerai ancora Ludovico Martelli: di’ loro che qui vengano teco, e qui verranno; se possono condurre compagnia, sar`a meglio, altrimenti vengano soli, ma non dimentichino l’arme: va, vola”.
“Ma se venissero”, – soggiunse Ludovico esitando, – “e non trovassero i congiurati, non penserebbero che io mi fossi fatto beffe di loro?” Pieruccio la dubbiezza del giovane considerando e vedendo quanto poca fiducia le sue parole inspirassero, sent`i assalirsi da insopportabile fastidio per la vita; onde volgendo i passi vicino ad un albero, mormor`o: “Io valgo meno di un cane morto”; e sollevati gli sguardi aggiunse: “Albero, albero, prestami un ramo, io ti dar`o un frutto… che tu non portasti fin ora… un tristo frutto in verit`a… un’anima disperata dentro un corpo disfatto....”
“Consolatevi… io vado…”
“Va dunque, ma prima ascolta queste mie brevi parole. Sai tu bene che voglia dir pazzo e che dir savio? Se pazzo `e quegli che sul pericolo, addormentandosi, confida a mano ignota la spada che pu`o ferirlo, le chiavi della citt`a allo straniero, gi`a non sono io il pazzo. Tu ti pensavi savio dubitando delle mie parole e ricusando l’andare; eppure fa il tuo conto: andando, forse getterai i passi e avviserai la gente di un pericolo vano: e per altra parte forse tu scoprirai un tradimento, la patria pericolante sosterrai, a mille cittadini la roba salverai e la vita. Or, se tu fossi savio, ti par lui che tra queste due vicende si possa tentennare, tra la permanenza e l’andata? Prima di credere pazzo il tuo fratello, pensaci due volte, e sappi che sovente i consigli di coloro che il mondo reputa savi appaiono miserabili all’alienato di mente: adesso vola”.
E Ludovico senz’altre parole aggiungere si poneva tra le gambe la via. Intanto il cielo aveva mutato aspetto, l’aria si era fatta uliginosa, e d’ora in ora l’agitava un vento soffocante come l’alito del deserto; via trasvolando pel cammino abbandonato, Ludovico udiva sibili spaventevoli, gemiti arcani d’ignoti addolorati. Trovato Dante da Castiglione e Lodovico Martelli, Vico con compagni si mise in agguato vicino al palazzo dove si trovava Malatesta Baglioni. Pur troppo Pieruccio aveva scoperto il vero: tre uomini stavano dietro il palazzo, e sovente con empie imprecazioni dimostravano la impazienza loro, come quelli che avevano lungamente aspettato invano.