Гверрацци Франческо Доменико
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“Uomo ch’io tengo per la mano, giuro per Dio e per gli suoi santi la mia querela contro a te buona e giusta, e tu combattere proditoriamente contro la patria.”
Il Bandino subito svincolando la mano e afferrando a sua posta con la manca la destra del Martelli, con voce cupa rispose:
“Uomo ch’io tengo per la mano, giuro per Dio e per gli suoi santi essere la tua querela contro di me temeraria, e possa il tuo sangue ricadere sopra la tua testa.”
Suonarono le trombe e fu fatto silenzio. I combattenti e i padrini si divisero in due partite. Dante, Bertino, Giovanni da Vinci e il conte Piermaria si pongono da un lato del campo, – Ludovico, Giovanni, don Ferrante e Iacopino dall’altro.
Allora tesero due corde che in due lizze uguali partirono il campo. I padrini con molta avvedutezza avvolsero e legarono i cordoni pendenti dall’elsa degli stocchi intorno al polso dei combattenti; quindi toltili pel braccio, li guidarono a mezzo il campo, dove distribuito con vantaggio eguale il vento e il sole, si ritirarono dicendo:
“Dio vi aiuti!”
Quando prima scesero in campo, Ludovico e il Bandino si gittarono gi`u dalle spalle un mantello che gli riparava dal freddo, n'e presero cura di metterli tanto in disparte che non potessero in seguito apportare loro impedimento.
Tremavano entrambi; se alcuno dei due avesse avuto animo pi`u pacato, al primo colpo terminava la battaglia. I circostanti mandavano un mormorio simile a quello degli spettatori mal soddisfatti di uno spettacolo scenico: pareva che non osassero, eppure cotesta esitanza nasceva dall’odio soverchio che infiammava ambedue; avevano per trucidarsi mestiero che quella ardente passione si sfuocasse. Alloraquando divent`o l’ira pacatamente omicida cominciarono le disperate percosse, e furono poste in pratica le arguzie tutte, gl’inganni e le orribili arti di tagliarsi le membra.
Volle sventura che, mentre dava il Martelli un passo indietro per ischifare una botta, il piede gli s’intricasse nel mantello, sicch'e venne a perdere l’equilibrio del corpo, onde il Bandino sottentrando veloce lo giunse, comech'e leggermente, con la punta della spada sopra la fronte tra ciglio e ciglio. Ludovico, toltosi d’impaccio, rispose di una stoccata tesa, la quale avrebbe da parte a parte trafitto il Bandino, dove questi non avesse piegato speditamente il corpo, non tanto bene per`o che lo stocco nemico non gli forasse la carne sotto la poppa manca e via gli portasse una lunga brandella di pelle.
La ferita riportata da Ludovico sopra la fronte stillando sangue glien’empie gli occhi e gl’impedisce la vista: lui fruga per trovare un pannolino: non lo avendo o non lo trovando, tenta strappare una nappa di seta pendente ai cordoni avvolti intorno alla sua mano. Un solo istante china lo sguardo per vedere di bene afferrarla, e questo istante bast`o al Bandino per sollevare la spada e alargliela sopra la testa.
Improvvido di consiglio, ma ben fermo da saltare indietro o da parte, il Martelli allunga la mano e stringe il taglio della spada nemica; il Bandino la tira a s`i con forza e gliela recise fino all’osso; intanto il sangue negli occhi si condensa pi`u copioso; lui comincia a scorgere mezzo gli oggetti, confusamente, circondati da iride sanguigna; gli scorre un sudore ghiacciato per tutto il corpo; sente intronarsi le orecchie di un zufolio fastidievole: due volte si vide il ferro del Bandino minacciante sul capo, e due altre volte, riportandone sempre profonde ferite, si difese con la mano sinistra; fermo di morire, ma bramoso di trascinare seco l’avversario nella tomba, punta la spada al petto e precipita l`a dove gli sembra che stesse il Bandino: fu agevole a questo sfuggire quel cieco moto, pure cos`i rapido gli venne addosso che gl’incise buona parte del braccio di larga, non gi`a pericolosa, ferita. Il Martelli rimane scoperto e in qual parte siasi ritirato il suo avversario non vede; mentre brancolando si sforza incontrarlo, una fiera percossa gli spezza la testa e lo costringe a vacillare come uomo ebbro di vino; barcolla tre volte e quattro… sta… trema… e finalmente cade stampando della sua persona un’orma sanguinosa sopra la polvere.
“Muori!” – url`o pieno di tremenda esultanza il Bandino, e curva la gamba sinistra, stesa la destra, ambe le mani levate, l’intero corpo acconsentendo all’urto, si atteggiava a fendere fino al mento la testa del caduto; ma non ancora aveva percorso la met`a del giro, che un’altra idea di vendetta pi`u truce gliela ferm`o, n'e gli parendo potersi ormai trattenere pi`u oltre, chiuse le mani, e la spada cadde inoffensiva sul fianco del Martelli; lui poi si rimase con le braccia aperte nella guisa dell’uomo che manda una maledizione: infatti lui intendeva lasciare a quel prostrato la vita come una maledizione. Se muore, – lui pens`o, – il suo tormento cessa; se vive, gli si rinnoveranno ogni giorno i dolori della morte; non che torgli il sentimento, avrebbe dovuto dargli parte del suo; se non sente, non soffre, ed lui stava per aiutarlo a riparare dietro al sepolcro! Oh! viva e racconti la sua bocca al mondo la disfatta patita, palesi il suo aspetto al mondo la propria vergogna, duri testimonio vivente che Dio non esiste, o, esistendo, non prende cura degli uomini; o se pure la prende, i suoi giudizi paiono oltraggi di cinico, non gi`a consigli di suprema intelligenza.
“Vivi!” – replic`o il Bandino; – “tu mi salvasti la vita, io te la rendo. Dio ha giudicato tra me e te: impara a rispettare chi val meglio di te: il cielo ti dichiara traditore… non sono loro infallibili i decreti del cielo?”
“Tu hai vinto la persona… e non la querela....”
“Ho vinto l’una nell’altra… arrenditi!”
“Dio mi ha abbandonato… una volta abbandon`o il suo figliuolo… adesso abbandona la libert`a… ma che pi`u nulla di divino deve durare sopra la terra?”
“Arrenditi!”
“Mi arrendo al marchese del Guasto…”
“A me devi arrenderti… a me che tengo sotto i miei piedi la tua testa…”
“Oh! io mi arrendo…”
E che? Lui aveva giurato di voler morire, lui un’ora innanzi avrebbe tagliato la gola a chiunque si fosse osato proporgli di comporsi in pace col Bandino; e adesso si arrende cos`i? Gran parte e la migliore di s'e gli sfuggiva dal cuore insieme col sangue; dianzi le arterie gli vibravano piene di vita, adesso languidissime sembra appena che palpitino; il dolore gli tiene l’anima ingombrata per modo che non lascia luogo a pensiero di sorte. Quanti superbi disegni si porta via la vecchiezza! Quanti orgogliosi proponimenti all’appressarsi della morte impallidiscono! Gli anni penetrano nel sangue, come il mercurio, e lo irrigidiscono; la stupidit`a, scacciati via l’odio e l’amore dal cuore umano, se ne compone quasi un sepolcro di pietra; l’uomo `e signore del momento presente; e tosto che conosce esserne signore, il momento `i passato; quello che segue rimane fuori della sua potest`a.