Гверрацци Франческо Доменико
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Capitolo Decimosesto
La vendetta
Erano cinquecento fanti: cento archibusieri e gli altri quattrocento in corsaletto armati di partigianoni e di alabarde; ai quali si aggiunse una banda della milizia del gonfalone dell’Unicorno capitanata da Alamanno de’ Pazzi; sopra il corsaletto portavano tutti un camicia bianca per distinguersi dai nemici, motivo per cui questa impresa notturna si chiamava incamiciata.
Quanto pi`u possono chetamente s’inoltrano; divisando Stefano Colonna incominciare l’assalto dall’alloggiamento del colonnello di Sciarra Colonna, contro il quale nudriva nimist`a mortale, si apprestano a salire su pel poggio per a Santa Margherita a Montici. Alcuni pi`u arrisicati e conoscenti del sentiero trascorrono; ecco sono giunti presso al tabernacolo delle cinque vie, dove i nemici tengono due sentinelle perdute.
“Chi viva?” – gridano entrambe.
“Viva la morte!”
Si ode una procella di colpi; un suono di usberghi percossi sul terreno; le parole: Ges`u, abbiate misericordia dell’anima mia! vengono tagliate a mezzo, cos`i ordinando ragione di guerra; quindi un gemito roco, e poi pi`u nulla.
S’inoltrano per la valle che giace tra Rusciano e Giramonte, la passano, gi`a toccano alla coda dell’esercito. Apra l’inferno le sue porte! Ecco improvvisamente danno dentro all’alloggiamento di Sciarra; molti, i pi`u avventurosi, dal sonno si trovano balestrati nell’eternit`a; altri si svegliano per vedere soltanto la spada che penetra loro nelle viscere: sorge un cieco viluppo, un trambusto di gente che fugge o che muore e un gridare: – Accorruomo! – accorruomo! – arme! aiuto! – e minaccie e preghiere, suoni compassionevoli o ferici. Smeraldo da Parma, luogotenente di Sciarra, corre forsennato per radunare le milizie, rincorarle e far testa; cos`i al buio si scontra nel signore Stefano e lo garrisce come neghittoso; questi, accecato dalla brama di sangue, lo scambia con lo Sciarra suo consorto e gli menando un colpo di zagaglia nel petto, “Sciarra”, – gli grida, – “or ti parr`a ch’io sia venuto troppo tosto!” Segue una mischia atroce, i nemici, mentre tentano difendersi, l’un l’altro, confondendosi, percuotono; dove adunarsi non sanno; non risplende lume, per ogni parte li circonda la morte. – Oh Dio! qual desolazione `i mai questa! – potessimo almeno morire da soldati combattendo! – sia tradimento? – tradimento! – tradimento! E lo scompiglio e la strage crescono terribili pi`u, quanto meno veduti. Dove l’affronto mena pi`u tremendo il rumore: la voce del Pieruccio, superando i gridi e le percosse, invoca i lupi e gli avoltoi ad accorrere per satollarsi di carne battezzata.
Dentro una trabacca distesi sopra il medesimo letto dormono due; giovane l’uno, giace nudo avvolto dentro la coltre con un braccio sotto il capo, l’altro penzolone fuori della sponda; il secondo di maggiore et`a, armato di tutto punto, eccetto dell’elmo; a giudicarne dal volto paiono padre e figliuolo. Giovanni da Sassatello turbava in quel punto un mal sogno; gli pareva che una moltitudine di armati circondasse il letto e ve lo tenesse su fermo; lui si sforzava svincolarsi, e non gli riusciva, dava scossoni, raddoppiava i conati, e sempre invano; grondava sudore, agitava le labbra con sordo mormorio.
Il sogno era verit`a, almeno in parte; una mano dei nostri penetra nella trabacca e va difilata alla sua volta per ispaciarlo di vita.
Egli continua nel sogno spaventevole; uno degli armati con man potente gli strappa l’usbergo e gli pone una mano sul cuore; per tutte le membra gli scorre ribrezzo; batte i denti e non pu`o proferire parola. Intanto l’armato si trae la daga dal fianco; poi, come se lo impacciasse la visiera, con la manca la solleva. La coscienza del volto del cavaliere gli presenta la sembianza di Lionardo Frescobaldi da lui ucciso, a tradimento, il quale, comech`i morto, veniva a prendere la sua vendetta.
I nostri gi`a gli stanno vicini: la sua morte precipita gi`u dalla punta di un pugnale..
“Morte di Dio, fermatevi!” – urla prorompendo nella trabacca il Morticino degli Antinori, che cercando in ogni lato il Sassatello, si era a caso col`a abbattuto in quel punto, e al chiarore della lampada posta sopra la tavola lo aveva ravvisato, – “fermatevi! Se lo uccidete dormendo, voi mi togliete pi`u che mezza la vendetta. Svegliati su, Sassatello, svegliati per contemplare la strage del tuo figliuolo. – e morire”.
Si svegli`o lo sciagurato, – stupid`i, – stette per svenire, – poi ad un tratto gli rende potente la persona una sopraumana gagliardia; `e sbalzato su in piedi, ha stretto una mazza d’arme, abbassa colpi a destra e a sinistra, si versa intorno al letto come serpente col suo corpo flessibile.
Affannosa, anelante, pure ricupera la voce e, “Eustachio”, – grida, – “svegliati, difenditi, figlio mio… noi siamo morti”.
Il giovinetto sonnacchioso:
“Padre, che hai? ” – ma sentendo il fragore delle armi, spalanca gli occhi, vede il pericolo e, ghermita dal capo del letto una spada, si pone con un ginocchio piegato a difendere francamente la sua vita.
“Santi del paradiso, venite in soccorso di noi!” – esclama il padre pur tattavia menando le mani.
“I santi si chiudono le orecchie alle preghiere dei traditori”, – gli gridano dintorno.
Amor di padre lo costringe a volgere la faccia, e contempla il Morticino, il quale, copertosi con la rotella la testa, drizzata la punta della spada, spia il momento di cacciarla nel costato al figliuolo; lui distende la manca e, forte abbrancando l’Antinori pel collo, grida: “Cane, indietro! non me lo ferire, lui `i innocente”.
…Dopo un breve silenzio, silenzio di voci, per`o che i ferri aspramente battuti tra loro mandassero spaventevole fracasso, il padre in suono di pianto domand`o:
“Eustacchio, come ti difendi?”
“Bene…”
Ed in quel punto il giovane toccava una seconda ferita. Finalmente l’Eustacchio cade, il Morticino gli balza sopra, la mano gli pone entro i capelli, intorno al pugno gli attorce, e traendole di forza lo strascina. Il padre, visto quel caso miserabile, non gi`a immeritato, cos`i impetuoso scosse le braccia che mand`o quei due che lo tenevano stretto lontani da s'e a rotolare per terra, ed accorreva al soccorso… Ma i due caduti urtando nella tavola su la quale ardeva la lampada, la rovesciano; manc`o la luce… ma il raggio moribondo si prolunga riflesso sopra la spada del Morticino che si abbassa sul corpo del giovane Eustacchio. Quando le amate sembianze gli scomparvero dallo sguardo al Sassatello, mancate sotto le gambe, venne meno il coraggio, gli si ottenebr`o l’intelletto, rimase immobile, pauroso di offendere le membra del figliuolo, non ardiva movere passo: i nemici lo atterrarono, gli avvinsero di corde le braccia; lui non mand`o sospiro, non gemito di angoscia; immerso dentro un abisso di dolore, stette muto.